Ossimori
La materia, lo spazio e il tempo onirici si nutrono di regole proprie, scardinate da schemi precostituiti e norme riconosciute.
All’interno di un sogno cade ogni riferimento a parametri fisici e alla concreta esistenza del reale. A tratti si avverte un senso di smarrimento, d’incertezza, eppure finiamo per essere attirati e catturati in quella dimensione allucinata. Siamo talvolta in dubbio sull’entità stessa del sogno, lo si confonde con il mondo reale. Parafrasando ci interroghiamo sul nostro stato: “Sto sognando? È realtà o finzione? Dove sono?”.
Frames da un film senza storia, privo di narrazione, costruito per combinazioni d’immagini in ottemperanza ad una logica tutta cifrata e criptata.
Un busto e degli specchi; una serie di occhi sovrastati da un lampadario; un tavolo stile impero che domina un’ambientazione impalpabile, evanescente, sublunare.
Scatole magiche, frammenti di sogni, apparenti surrealtà dove tutto è perfettamente definito, nitido, strutturato e ordinato. Una dimensione reale e credibile, al contempo visionaria e allucinata.
Siamo all’interno di una dimora privata, un ambiente in cui si respira un clima di forte dedizione all’arte e alla bellezza. In traslato, ci troviamo come a guardare dentro ad un cubo in cui ciò che attiene al mondo concreto diviene vocabolo per strutturare un discorso metafisico.
Luca Cacioli costruisce, manipola, taglia, sostituisce, assembla e seleziona oggetti extra norma, bloccandoli in istantanee nelle quali tutto è calibrato fino alle incongruenze. C’è sempre un piccolo dettaglio che rompe la perfezione dell’insieme – la linea dell’angolo della parete che nello specchio più in basso non é pienamente centrata; il lampadario, le cui gocce non seguono la simmetria della sequenza sottostante; il gioco dei pesi, tra soprammobili, tavolo e lampada che guida l’occhio alla lettura dell’immagine, definendo un equilibrio mobile, spostato ora a destra, ora a sinistra. È l’imprevisto che desta il riguardante, ammonendolo circa la natura reale di quello che osserva.
Sogno, Frammenti e Riflessi costituiscono un trittico in cui verosimiglianza e astrazione si con-fondono, sublimando ogni confine tra realtà e immaginazione.
Tiziana Tommei – Curatrice d’arte